martedì 5 marzo 2019

2. Tutto bene? (versione italiana)

(Questo testo richiede, nella versione italiana, una breve spiegazione: in Brasile, diciamo automaticamente “Ciao, tutto bene?” a QUALSIASI PERSONA che incontriamo. Sia una situazione formale, sia informale. Dico subito che non ho la più pallida idea del perché… forse potrete dirmelo voi quando avrete finito di leggere.. Buona Lettura!)


Dopo ciao viene tutto bene, giusto? No! Almeno se stai in Italia.



Il mio fidanzato gringo, da quando ha comprato il suo primo biglietto per venire a San Paolo, s'è messo a studiare portoghese like a boss. La linea A della metro di Roma non aveva mai sentito tutti quegli “ãos” nasali che esplicitavano il tentativo frustrato di Andrea nel cercare la sua brasilianeità



In realtà (ho scoperto un po’ di tempo dopo) stava cercando la sua portogalleità, usando l'applicazione versione Lisbona. Ho rimosso l'applicazione senza nessuna pietà dopo aver ascoltato la sequenza “comboio” , “casa de banho” e “RAIOS!”*. Sì, il mio principe romano esprimeva stupore dicendo “raios”. Ho cancellato l'applicazione. Calmatevi, senza offesa! Il Portogallo è bellissimo, la gente è super simpatica, potrei nuotare su dei pastéis de Belém… ma “raios” mi ha ucciso.

Attualmente, lui sta super contento con la sua nuova applicazione brasiliana in cui la voce è di una ragazza sexy di Rio. Win win situation! Vantaggio per me, vantaggio per lui, per il Brasile, per tutti quanti!


Il secondo imbarazzo del mio futuro marito invece l'ha avuto nel momento in cui ha messo i piedi sul suolo brasiliano. Andrea si divertiva con quello che ha chiamato posteriormente “un'americata”. Secondo lui, sarebbe la tendenza a sorridere e a fare domande non necessariamente autentiche. E il Padre Supremo di questa propensione sarebbe il nostro “tudo bem?”. 


“- Perché la cassiere del supermercato mi chiede sempre “tudo bem” e non aspetta la mia risposta? Anzi, che le frega di come sto?”



Sono scoppiata a ridere per la sua ingenua e ilaria sincerità. Andrea aveva ragione. Perché RAIOS diciamo “tudo bem” a degli sconosciuti se non siamo minimamente dediti al loro benessere? Bisogna allontanarsi dal continente per vedere il bizzarro dell’isola. È fighissimo lo sguardo dello straniero!


Insomma, abbiamo avuto un breve dialogo sulla nostra alienazione linguistica e ho fatto una piccola nota mentale per ricordarmi di non saltare per le strade di Roma esclamando “tutto bene?” ai miei futuri fratelli di Patria. Non ha funzionato.


Non mi sono mai messa a saltare! Giuro che mi sono trattenuta! Ma non posso evitare un piccolino “tutto bene” quando il gentile cameriere o la ragazza carina del cinema mi dicono “Buonasera”... Oppure l’indiano che sta illegalmente in Italia supplicando soldi. Poco importa, l’americana che abita il mio corpo vuole chiedere “tutto bene” a tutti. Mi disintossicavo lentamente, ma le conseguenze della mia dipendenza non erano gravi: alcuni sorridevano ma non mi rispondevano... altri più attenti notavano il mio american style e mi rispondevano in inglese (quando un ITALIANO riesce nell'impresa di parlare INGLESE è un segno ? Vuol dire che il mio italiano fa così schifo?) e la vita seguiva il suo corso. Fino a quel giorno.

Quella mattina il mio super-Io, per qualche ragione, era più sciolto. Che ne so… sarà stato il sonno, la letargia invernale (soffro di questa roba) oppure la mia solita disattenzione… so soltanto che la mia tendenza “mi dica como sta but I actually don’t care” scappò:

La vittima della mia scortesia fu un certo signore che entrò nella sala delle conferenze con passo lento, più o meno zoppicante, e decise di mettersi proprio davanti a me. Prima di sedersi, il pover'uomo ebbe la sfortunata idea di lanciarmi un "buongiorno". Innocente! Mi consegnò “il coltello e il formaggio in mano”. Non battei ciglio: "Tutto bene?" Che sfortuna! Il signore iniziò con un "Oh, che gentilezza. Grazie per avermelo chiesto! Deve aver notato che cammino con difficoltà. Quello che è successo è che la settimana scorsa... " e partì a raccontarmi tutti i dettagli del maledetto incidente che gli aveva lasciato quel seguito. Fino a questo punto, tutto ok. Lavoro con delle persone che si lamentano, sono una brava ascoltatrice. Il problema è che il seminario era appena iniziato e la tizia invitata dall'istituzione X prese già possesso del microfono. E il tizio continuava a parlarmi! Ora rispondetemi: come si chiede a un vecchietto dolorante “tutto bene” per poi dirgli di stare zitto??? Non si fa questa cosa!

Cominciai a sentire il mio corpo aumentare la produzione di cortisolo e la mia ansia cresceva mentre provavo a decidere mentalmente: "E mo, Ligia? Cosa facciamo? Vogliamo essere la gringa antipatica che lascia parlare da soli i vecchi oppure la gringa maleducata che parla durante i seminari?" Sono sempre stata una brava allieva; Inutile dire che la prima opzione vinse la mia battaglia mentale. Avevo bisogno di chiudere la bocca al mio nuovo amico senile. Gli offrii il sorriso più dolce che riuscii a fare e gli bisbigliai: “può raccontarmi tutto nella pausa”. Era troppo carino per mostrare la sua frustrazione.

Cercai di prestare attenzione al seminario, ma nel primo quarto d'ora i miei pensieri erano testardi e volevano ricordarmi della potenza distruttiva dell'apparentemente innocuo (non lasciatevi ingannare) tutto bene.

Da quel giorno imparai. Davvero! Lo imparai veramente. I miei genitori mi hanno sempre detto che si impara "attraverso l'amore o il dolore". Nel mio caso e quello del mio collega anziano, entrambi imparammo dal dolore. Lui alla gamba. Io al coração.

* Curiosità linguistica della lingua portoghese: Brasile e Portogallo hanno la stessa lingua, ma hanno espressioni e gerghi diversi. Le espressioni portoghesi fanno ridere i brasiliani e viceversa.
In questo caso:
casa de banho (PT) = banheiro (BR) = bagno (IT)
comboio (PT) = trem (BR) = treno (IT)
* "Raio": letteralmente "raggio" ma va usato in Portogallo per esprimere sorpresa o indignazione. Es: Por que raios com tanta pressa? = Perché diavolo siete così di fretta?
In Brasile non si dice "raios".




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